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Tfs-Tfr degli statali, lavoratori in piazza davanti alla Consulta nel giorno della verità. Oggi i giudici decidono sul pagamento differito. Battaglia: «Stop alle discriminazioni, la Corte faccia giustizia»

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Il sit-in di Confsal-UNSA davanti alla Consulta

Lavoratori in piazza davanti alla Consulta nel giorno del giudizio sul Tfs-Tfr dei pubblici dipendenti. Oggi i giudici della Suprema Corte stabiliranno, una volta per tutte, se è lecito che uno statale debba attendere anche sette anni per avere la sua liquidazione. Una sentenza molto attesa che arriva dopo una battaglia durata anni e combattuta in prima linea da Confsal-UNSA (che edita questo sito) a colpi di ricorsi. «Oggi la Corte Costituzionale decide se Tfs e Tfr nel pubblico impiego sono un sacrosanto diritto al pari del privato o se sono un prestito da chiedere alle banche. Perché in questo si è trasformato il legittimo diritto alla propria buonuscita per decine di migliaia di lavoratori pubblici», tuona Massimo Battaglia, Segretario generale della Federazione Confsal-UNSA. Questa è la seconda volta che l’UNSA arriva alla Corte Costituzionale per sottoporre la questione al vaglio di costituzionalità. «I dipendenti pubblici – continua Battaglia – si aspettano che la Corte, dopo aver dato avvertimento nell’altra sentenza al Parlamento di rivedere la materia pensionistica, faccia giustizia e metta ordine a una normativa che vede il pubblico impiego non solo penalizzato ma anche discriminato rispetto ai lavoratori del privato che, all’atto del pensionamento, attendono solo 3 mesi per ottenere la loro liquidazione.

La storia

Era stato il governo Monti, dopo la crisi dello spread del 2011, ad autorizzare il pagamento differito del Tfs-Tfr ai dipendenti pubblici per dare respiro alle finanze dello Stato. Ma già nel 2019 una sentenza della Suprema Corte aveva stabilito che fosse sacrificabile il diritto del lavoratore pubblico alla liquidazione solo nei casi di cessazione anticipata dal lavoro. Anche il Tar del Lazio, esattamente un anno fa, aveva sollevato la questione di legittimità delle norme che attualmente dilazionano il pagamento del Trattamento di fine servizio dei pubblici dipendenti rispetto alla tempistica prevista per il privato, che invece percepisce il Trattamento di fine rapporto già al momento del collocamento in pensione.

Conto alla rovescia

Oggi gli statali aspettano anche 7 anni prima di incassare la liquidazione e con l’inflazione che galoppa ciò si traduce in un taglio dell’assegno corposo. Anche del 30%. Unica scorciatoia: i prestiti delle banche convenzionate (che però non vanno oltre i 45mila euro e che al momento costano di interessi attorno ai 1.500-2.000 euro) e i finanziamenti Inps (che anticipa l’intero ammontare della liquidazione però anche in questo caso c’è un prezzo da pagare tra interessi e spese amministrative). «Troviamo vergognoso che ci siano lavoratori che dopo oltre 40 anni di lavoro debbano attendere ancora dai 2 ai 7 anni per ottenere il proprio Tfs-Tfr, con l’ulteriore danno di un’inflazione galoppante che impoverisce il valore stesso della buonuscita. Oggi ci attendiamo che giustizia venga fatta e che cessi questa discriminazione», afferma il Segretario generale della Federazione Confsal-UNSA. Se oggi la Corte Costituzionale dovesse dichiarare illegittimo il pagamento differito della liquidazione allora lo Stato dovrà reperire svariati miliardi di euro per pagare il Tfs agli statali in pensione. Insomma, l’Inps rischierebbe il tracollo: basti pensare che solo nel 2024 andranno in pensione circa 150 mila lavoratori della Pa per una spesa previdenziale superiore a 10 miliardi di euro. Ecco perché nella memoria difensiva depositata agli atti della Consulta l’istituto di previdenza prova a mandare la palla in corner facendo una distinzione tra il Tfs, ossia la liquidazione per i dipendenti assunti fino al 31 dicembre del 2000, e il Tfr, il trattamento di fine rapporto riservato a chi è stato assunto nel pubblico a partire dal primo gennaio del 2001, che in soldoni è una retribuzione differita trattenuta mensilmente dallo stipendio. 

Secondo i legali dell’Inps solo il Tfr degli statali potrebbe essere pagato immediatamente come avviene nel privato. Peccato che il Tfr, che è in vigore da soli 22 anni, non può ancora essere richiesto da nessun lavoratore pubblico. 

Il precedente

I legali di un ricorrente iscritto al sindacato Confsal-UNSA, ex dipendente pubblico andato in pensione per raggiunti limiti di età che da anni aspetta di ricevere il Trattamento di fine servizio, ricordano tuttavia nella loro memoria difensiva quanto stabilito dai giudici supremi con la sentenza 159 del 2019. I giudici in quell’occasione non solo hanno detto che il pagamento differito può essere considerato lecito solo in caso di uscita anticipata dal lavoro, hanno anche spiegato che non ci sono differenze tra il Tfr e il Tfs perché entrambe le indennità, «si prefiggono di accompagnare il lavoratore nella delicata fase di uscita dalla vita lavorativa e sono corrisposte al momento della cessazione dal servizio allo scopo di agevolare il superamento delle difficoltà economiche che possono insorgere nel momento in cui viene meno la retribuzione».

16 Comments

  1. Ma che fine hanno fatto i soldi risparmiati dall’INPS a causa dei decessi di migliaia di pensionati che non sono sopravvissuti al covid?

  2. Sono un ex lavoratore poste italiane che mi vedo congelato il TFR dal 1985 al 1998 grazie a chi non lo so . Sono andato in pensione nel 2020 giugno con 39 anni è sei mesi di contribuzione mi verrà pagata a fine 2025 grazie ad un accordo poste e sindacati. Niente rivalutazione. Dico un GRAZIE hai sindacati per un accordo di MMMM

  3. Io sono una ex lavoratrice DELL’ASL andata in pensione il 1 agosto del 2020 con 41 anni e 8 mesi e ancora aspetto i la liquidazione che mi spetta. Soldi che sono un mio diritto e che dopo quasi 42 anni di lavoro ho maturato con sacrifici e fatica. Mi ritrovo ora con quasi 66 anni senza un soldo. Ditemi voi se è giusto non poter usufruire dei tuoi soldi, di soldi che hai sudato per guadagnarti. Ormai è chiaro che aspettano solo che tu tiri le cuoia… È vergognoso a dir poco e per non parlare male….!!!!

  4. E una vergogna quello che stiamo assistendo dal governo meloni. La disuguaglianza sociale è aumentata il centro destra si vanta di aver creato posti di lavoro ma quando mai. I ricchi sono sempre più pieni di soldi e la povera gente non sa che fare per avere una vita dignitosa. Governo andate a zappare la terra.

  5. Romano pensi a chi invece se lasta sognando ancora la pensione, Lei ci è andato con 39 anni!!!!! E si lamenta!!!!

  6. Proprio ieri ho ricevuto una telefonata da una società finanziaria che lavora per Inps che mi ha proposto un prestito Inps cioè vogliono prestarmi i miei soldi.

  7. Vi sfugge che anche solo l’ acconto tfr per comprare la prima casa, per esempio, gli infermieri non ne hanno diritto?
    Figuriamoci ottenere il tfr dopo il licenziamento o quando si va in pensione!

    L’ INPS ci ha RUBATO i nostri soldi! Il TFR appartiene per legge al lavoratore !!!! Ma il lavoratori quando sono Infermieri sono di serie B.

    Ancora discutete!?!? Ridateci i nostri soldii!!!!
    VERGOGNA!!!!!!

  8. Buongiorno a tutti
    il problema è gravoso lo sappiamo tutti, ma se si volesse trovare una via di uscita per tutti
    bastava spalmare le somme spettanti nelle pensione è un’idea , esempio 500 € al mese
    per evitare di dare l’intero importo subito da parte dello stato

  9. I dipendenti pubblici a differenza di quelli privati, durante il periodo in cui lavorano, non hanno diritto a chiedere un anticipo sulla liquidazione maturata.

  10. che fine ha fatto la sentenza in merito alla disparita dei lavoratori del pubblico impiego e privati (situazione centro destra e centro sinistra erano tutti d’accordo se oggi c’era la meloni era d accordo anche Lei) E’ veramente una vergogna!!!! sembra una coalizione politica e sindacale!

  11. La liquidazione ,che dovrebbe essere da subito a disposizione del lavoratore del pubblico impiego al momento della pensione , viene trattenuta dall’INPS .. non è molto chiaro però, come mai ai dirigenti , per esempio della ASL, viene data subito e si tratta di importi piuttosto consistenti … Siamo veramente un esempio di Stato predatorio , non penso che all’estero si comportino così !!

  12. Ministero Difesa, in pensione dal 1 novembre 2020 con legge Fornero, 43,2 anni di contributi, ad oggi sono 2 anni e 8 mesi (31 mesi ) che non vedo ancora la mia liquidazione. Se ancora sto aspettando io con la Fornero …. figuriamoci quelli con le quote quanto devono aspettare. Vergogna.

  13. L’articolista Francesco Bisozzi ha giustamente fatto notare che nel 2024, 150.000 persone dovrebbero andare in pensione e se la sentenza fosse favorevole al fatto di dover pagare in tempi congrui la liquidazione, per le casse dell’INPS ci sarebbe un esborso di almeno 10 miliardi di euro. Il Dott. Bisozzi,, se ha letto le risposte di alcuni utenti del sito, si accorgerebbe che alcuni aspettano la liquidazione da quasi ben 3 anni. La Sig.ra Antonella per esempio è da due anni e 10 mesi che attende ed io da 2 anni e 8 mesi, entrambi abbiamo superato abbondantemente i canonici 2 anni + 3 mesi di istruzione pratiche. I miliardi necessari sono quindi molti di più se bisogna pagare anche quelli degli anni arretrati. Però in compenso, visto che il ritardo accumulato è dovuto alle troppe pratiche e alla cronica carenza di personale, hanno pensato bene di inventarsi il prestito INPS, un anticipo sulla liquidazione per chi è ancora al lavoro. Quindi l’INPS dà i soldi NON a chi attende da tre anni, ma a chi chiede l’anticipo. Siamo alla follia !!! Ma come lavorano questi ?

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