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Confsal-Unsa scende in piazza contro la riforma Cartabia

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Domani, nel silenzio di tutte le forze politiche e sociali, saremo in piazza per protestare contro il governo che ha deciso di varare una riforma scellerata sulla pelle dei 45 mila lavoratori del comparto giustizia. Protesteremo contro una classe politica che, come al solito, se infischia dei lavoratori e non tiene fede agli impegni assunti”. Lo afferma il segretario generale di Confsal Unsa, Massimo Battaglia, annunciando la manifestazione di domani in Piazza Montecitorio, che vedrà il suo clou tra le 11:30 e le 12. “La Riforma Cartabia – aggiunge – dimentica volutamente chi lavora quotidianamente con enormi difficoltà per consente al governo, e nella fattispecie al ministero della Giustizia, di svolgere i suoi doveri costituzionali. Ancora una volta il governo dimentica il personale in servizio, lavoratori invisibili che portano avanti tribunali, uffici giudiziari e istituti penitenziari. E’ così da decenni, in una Italia governata da una classe politica miope, che non riconosce i merito e non rispetta i patti”.

Massimo Battaglia


E ancora: “La Riforma Cartabia e il Pnrr prevedono l’immissione nel sistema giustizia di 2 miliardi e 300 milioni di euro che alimenteranno forme di lavoro precario e una nuova organizzazione del lavoro che passa per la costituzione dell’Ufficio del Processo. Si tratta di una novità che contestiamo da tempo, perché renderà ancora più̀ difficoltoso il lavoro quotidiano delle cancellerie italiane”. Da qui l’allarme del sindacato Unsa. “Invece di semplificare la riforma Cartabia aggiunge burocrazia alla burocrazia. Di questo passo, i processi rallenteranno ulteriormente, a scapito di cittadini e imprese. Di certo, non ci faremo mettere in un cassetto – sottolinea Battaglia – Se non ci ascolteranno utilizzeremo tutti gli strumenti democratici per tutelare i lavoratori e il Paese. Domani porteremo in piazza una nutrita rappresentanza del personale dei tribunali, degli istituti penitenziari e degli Unep (Uffici notificazioni, esecuzioni e protesti) per chiedere un cambio di rotta immediato nella legge di stabilità. Ma questo potrebbe essere solo l’inizio di un autunno particolarmente caldo”.

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