Le percentuali di presidi di sesso femminile in Italia sono troppo alte: nel prossimo concorso, in caso di parità in graduatoria, un trattamento di favore sarà riservato agli uomini. L’articolo 10 del bando di concorso per le prossime dirigenze scolastiche specifica che “considerate le percentuali di rappresentatività di genere in ciascuna regione, viene garantito l’equilibrio di genere”. Il che si traduce in “titolo di preferenza in favore del genere maschile in quanto meno rappresentato” in quelle regioni in cui il differenziale tra i generi, calcolato al 31 dicembre dell’anno precedente, è superiore al 30%.
In conformità con quanto stabilito dal dpr n°82 del 16 giugno 2023 – che indica come titolo di preferenza l’appartenenza al genere meno rappresentato nell’amministrazione che bandisce la procedura in relazione alla qualifica per la quale il candidato concorre – la norma coinvolgerà tutta l’Italia, eccezion fatta per la Sardegna, in cui la percentuale è 61 a 39 per le donne. Molise e Val d’Aosta le regioni non interessate dal cambiamento, in quanto non ci sono posti disponibili per questo ruolo.
I numeri
Attualmente la percentuale di dirigenti scolastiche in Italia si attesta sull’80%. Sulla prevalenza delle donne nelle scuole i dati parlano chiaro: il primato spetta alla scuola dell’infanzia, dove il 99% del corpo docente è rosa. Una quota simile si registra alle elementari (96%). La percentuale di insegnanti donne tende a scendere alle scuole medie (78%) e superiori (67%), ma negli ultimi venti anni si è allargata la forbice a favore del genere femminile (nel 2001 le professoresse di scuole medie e superiori erano rispettivamente il 75% e il 59%). In definitiva, l’Italia è ai primi posti tra i paesi europei per numero di donne in cattedra, ma il divario di genere interessa anche altre nazioni, tanto che l’UE ha sottoscritto, nel giugno del 2021, un provvedimento che prevede “la promozione della parità tra donne e uomini in materia di istruzione e occupazione nel campo della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica”.
Uno stereotipo duro a morire
Molto probabile che alla base di questa disparità in campo scolastico ci sia il vecchio stereotipo che vede la donna impegnata principalmente nelle professioni di accudimento e cura, tra cui rientrerebbe proprio l’insegnamento. A tal proposito, gli esperti della Commissione Europea parlano di genderizzazione del mercato del lavoro, notando come permanga una separazione tra lavori considerati tipicamente maschili e lavori considerati tipicamente femminili. Ma non è questo l’unico problema: gli stipendi bassi nel mondo scolastico avrebbero scoraggiato molti uomini ad avvicinarsi a questo settore, contribuendo ad alimentare il gap. Insomma, i semi del patriarcato continuano a dare i loro frutti e appare chiara la necessità di una soluzione.
Le reazioni
Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, accoglie favorevolmente la novità, paragonandola alle quote rosa e considerando entrambi i provvedimenti corretti per il raggiungimento della parità tra generi. Ma c’è pure chi ha inarcato il sopracciglio. Insomma, le quote di genere (il Mim ci tiene a precisare che è sbagliato parlare di “quote blu”, perché la proposta vuole favorire il genere meno rappresentato w non gli uomini in quanto tali) risultano divisive. La cosa certa, per adesso, è che possono funzionare soltanto nell’ottica di una reale ricerca di uguaglianza.