Concorsi pubblici ancora più veloci (e facili, senza orale) per aumentare le assunzioni di dipendenti statali da qui al 2026 e rinnovare la pubblica amministrazione, come il Pnrr impone. Questa la sostanza di alcune novità sui concorsi introdotte dal Governo nel decreto Pa, che sta per ricevere dalla Camera il suo prima via libera. Novità anticipate dall’Esecutivo attraverso un veicolo normativo veloce come il dl Pa – e che dunque entreranno in vigore al più tardi il 21 giugno – ma che troveranno poi il loro compimento nella più ampia riforma Zangrillo, slittata nel Cdm della scorsa settimana e attesa in Consiglio dei ministri forse mercoledì 7 giugno, con la modifica del DpR 487/1994.
Assunzioni in 6 mesi
L’obiettivo del Governo è ridurre ulteriormente i tempi dei concorsi pubblici, per favorire anche la messa a terra dei progetti del Pnrr. Per usare le parole dello stesso ministro Paolo Zangrillo, l’Esecutivo punta a «che si arrivi dal bando all’assunzione in sei mesi, 180 giorni in tutto. È un obiettivo ambizioso, ma per rendere la Pubblica amministrazione attrattiva dobbiamo essere capaci di raccogliere queste sfide».
Niente orale
Una delle novità più importanti delle norme introdotte dal Governo già nel dl Pa è che i concorsi pubblici da qui al 31 dicembre 2026, per i ruoli non apicali della Pa, potranno prevedere anche solo la prova scritta, senza l’orale.
Si decide dove andare
Chi partecipa a un concorso pubblico da qui al 2026, seppure bandito su base nazionale, d’ora in poi potrà scegliere la Regione per cui concorrere e di concorrere per quella sola Regione. In questo modo il Governo tenta di porre rimedio al diffusissimo fenomeno che ha caratterizzato questi due ultimi anni, di concorsi i cui vincitori rinunciavano al posto per evitare allontanamenti da casa antieconomici.
La norma prevede infatti che ci potranno essere degli slittamenti da una Regione all’altra, se in una non ci saranno abbastanza candidati idonei e in un’altra troppi: ma il trasferimento potrà avvenire solo tra Regioni confinanti.
Idonei
Ci saranno molti meno idonei. Non saranno più, infatti, considerati idonei di un concorso coloro che raggiungeranno un certo punteggio, ma il 20% dei posti dopo l’ultimo degli assegnati. In questo modo le procedure post esame saranno più rapide.
Riserva
Ci sarà poi una quota del 15% dei posti messi a bando riservata (sempre che ci siano abbastanza candidati vincitori con questa skill) a chi ha fatto il Servizio civile universale e lo ha completato senza demerito.
Occhi puntati sul Cdm
Fino a qui le novità inserite dal Governo nel dl Pa, ma altre novità sono attese in Consiglio dei ministri, probabilmente mercoledì 7 giugno, con la più ampia riforma Zangrillo sui concorsi. La riforma dei concorsi pubblici punta a rendere più veloci e agevoli le selezioni per le Pa e l’accesso al pubblico impiego rendendo strutturali le novità introdotte in epoca Covid. Il DpR a cui il Governo sta lavorando prevede tra le altre cose la possibilità che le prove di esame siano precedute da forme di preselezione, con test predisposti anche da imprese e soggetti specializzati in selezione di personale. I contenuti di ciascuna prova dovranno essere disciplinati dalle singole amministrazioni responsabili, che adotteranno la tipologia selettiva più conferente alle loro esigenze. Nei bandi per l’assunzione di profili specializzati le Pa inoltre dovranno prevedere la valutazione delle esperienze lavorative pregresse e pertinenti. Ogni bando pubblico dovrà anche specificare la percentuale di rappresentatività dei generi nell’amministrazione che lo pubblica, per tutte le qualifiche messe a concorso. Nel caso in cui la differenza percentuale di rappresentatività tra i generi sia superiore al 30%, a parità di titoli e meriti si darà precedenza al genere meno rappresentato. Infine, le commissioni di esame potranno essere integrate con esperti in risorse umane.