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Boom di precari e retribuzioni insufficienti, è allarme nella Pa

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Precariato e salari troppo bassi. Nella Pa il posto fisso sembra essere un ricordo del passato, mentre le retribuzioni vengono mangiate dall’inflazione. Le risorse per i rinnovi dei contratti 2022-2024 ancora non si vedono all’orizzonte e quest’anno gli statali dovranno farsi bastare l’emolumento una tantum per i dipendenti pubblici (il governo ha stanziato un miliardo di euro a questo scopo con la legge di bilancio) e il taglio del cuneo (che per i redditi fino a 25mila euro arriva al 3 per cento). Il ministro Paolo Zangrillo, nel frattempo, ha incontrato le organizzazioni sindacali nazionali solo una volta, a novembre, insieme al premier Giorgia Meloni e al titolare dello Sviluppo economico, Adolfo Urso. Ma per Massimo Battaglia, Segretario generale della Federazione Confsal-UNSA, «nuovo precariato e questione salariale sono due priorità da affrontare subito». 

Allarme precari

Oggi sono circa 3 milioni i lavoratori italiani occupati con formule instabili e la Pa è parte integrante di questo fenomeno di “precarizzazione” del lavoro. «L’Istat ha rilevato che nel pubblico impiego tra il 2011 e il 2020 sono stati creati 145 mila precari a fronte di 73 mila posti a tempo indeterminato», avverte Massimo Battaglia. L’Istat ha anche sottolineato che le politiche di contenimento della spesa pubblica e di limitazione del turnover dei dipendenti, che hanno caratterizzato quasi per intero l’ultimo decennio, hanno determinato modifiche al livello e alla composizione dell’occupazione.

Nuovo precariato e questione salariale, due priorità da affrontare subito

Risultato? «Prosegue lo svuotamento delle professionalità e dei lavoratori dagli uffici per via dei pensionamenti in blocco e delle dimissioni di personale – continua Battaglia – ci sono amministrazioni con gravi carenze di organico. È impossibile continuare così, ci vogliono concorsi celeri con un nuovo modello assunzionale». 

Le retribuzioni

Grazie anche al Pnrr sono previste entro il 2023 circa 36.000 assunzioni, oltre alle 314.000 destinate a soddisfare il turnover. I recenti flop di numerosi concorsi pubblici tuttavia non lasciano ben sperare. Fari puntati poi sulla questione salariale.

«Il governo nella legge di Bilancio concede niente di più che una mancia di 20 euro lorde come una tantum, a fronte di una inflazione annua che supera il 10%», chiarisce il Segretario generale della Federazione Confsal-UNSA. L’una tantum dell’1,5% riguarda tutto il personale pubblico e verrà distribuito su tredici mensilità. Il ministro Zangrillo, in un’intervista a PaMagazine, ha ribadito il suo impegno «a verificare già nei prossimi mesi la disponibilità di risorse, con l’auspicio che il ciclo economico migliori e ci dia spazio per arrivare concretamente ai processi di rinnovo». Conclude Battaglia: «Il governo ci dica cosa intende fare. Basta con le parole, i lavoratori pubblici voglio risposte concrete».

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