Migliora il reddito reale delle famiglie italiane nel primo trimestre. Anche grazie ai rinnovi dei contratti del Pubblico impiego relativi al triennio 2019-2021. Secondo l’Ocse, l’organizzazione con base a Parigi, in Italia il potere di acquisto è aumentato più che negli altri Paesi del G7 nei primi tre mesi del 2024: addirittura del 3,4%. Nell’area Ocse il reddito reale delle famiglie è cresciuto invece dello 0,9% nel primo trimestre, rispetto al +0,3% del trimestre precedente. «Finalmente i redditi in Italia stanno crescendo più dell’inflazione, dopo anni di perdita di potere d’acquisto delle famiglie», così ha commentato il dato Ocse la premier Giorgia Meloni. «Questo risultato, ben superiore alla media Ocse dello 0,9%, è anche frutto delle politiche del governo che ha utilizzato gran parte delle risorse disponibili per il rinnovo dei contratti, per aumentare le pensioni, per sostenere i salari attraverso il taglio del cuneo e per rafforzare i trasferimenti sociali in natura», ha aggiunto la premier.
Il confronto
La Polonia è il Paese che ha fatto meglio nell’area Ocse, con un aumento del 10,2%, a cui hanno contribuito soprattutto l’aumento della retribuzione dei dipendenti, delle prestazioni sociali diverse dai trasferimenti sociali e del reddito da proprietà. Anche la Germania ha registrato un forte aumento del reddito familiare reale pro capite rispetto al trimestre precedente: il potere di acquisto dei tedeschi è cresciuto dell’1,4%. La Francia si è fermata allo 0,6%. Regno Unito e Stati Uniti rispettivamente allo 0,3% e allo 0,2%. Infine, la maggiore contrazione del reddito familiare reale pro capite è stata registrata in Grecia (-1,9%).
L’inflazione
La crescita del reddito reale degli italiani è accompagnata da un tasso di inflazione di nuovo sotto controllo e che per diversi mesi del 2024 è rimasto sotto la soglia dell’un per cento. A giugno, per esempio, l’Italia è stato il Paese del G7 con la crescita dei prezzi più contenuta, +0,8%. A luglio, tuttavia, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, ha rialzato la testa, facendo un balzo dello 0,4% su base mensile e dell’1,3% su base annua. Nei giorni scorsi è stato sottoscritto l’ultimo contratto collettivo nazionale pubblico relativo alla tornata contrattuale 2019-2021, quello dell’area dirigenziale Istruzione e ricerca relativo al triennio 2019-2021. Riguarda 6.500 dirigenti e prevede incrementi salariali medi del 3,78% e arretrati per oltre 10mila euro. Adesso l’obiettivo è chiudere i rinnovi contrattuali del 2022-2024 entro la fine dell’anno.
Non vale per i pensionati italiani che non hanno contratti da rinnovare ma sono stati penalizzati dal governo Meloni che con una leggina ha ridotto drasticamente il recupero dell’inflazione negli ultimi due anni impedendo così l’unica possibilità di recuperare il potere di acquisto perduto e impoverendo la categoria . Sindacato.. batti un colpo .. se ci sei.