Assegno unico più ricco per chi investe in titoli di Stato. Così il governo punta da un lato ad aiutare le famiglie e, dall’altro, le casse dello Stato. Il meccanismo è semplice. Nel calcolo dell’Isee, così prevede la manovra, non si terrà più conto dei titoli di stato e dei prodotti finanziari di raccolta del risparmio con obbligo di rimborso assistito dalla garanzia dello Stato, come i libretti e i buoni postali, fino a 50mila euro di valore. Assieme alla rivalutazione connessa al caro vita, stimata al 5,6%, questa costituirà una delle principali leve grazie a cui il prossimo anno verranno potenziati gli assegni unici per i figli. L’indicatore della situazione economica equivalente, com’è noto, costituisce il principale strumento di accesso a una serie di bonus e prestazioni sociali. E più e basso più gli importi degli assegni sono generosi. L’intervento in oggetto avrà l’effetto di ridurre il valore dell’Isee comportando come conseguenza una maggiore spesa pubblica stimata in 44 milioni di euro. Il Mef il prossimo anno deve collocare titoli di Stato per circa 480 miliardi di euro.
La platea
Tra gennaio e settembre hanno ricevuto almeno una mensilità dell’assegno unico 6.308.756 famiglie per 9.847.719 figli. La spesa nel periodo è stata pari a 13,416 miliardi. Così emerge dall’Osservatorio sull’assegno unico dell’Inps. A settembre, invece, hanno ricevuto l’assegno 5.846.269 famiglie per una spesa di 1,466 miliardi, mentre la media mensile delle famiglie tutelate nel 2023 è stata di 5.907.598 nuclei. L’importo medio mensile per i richiedenti nel 2023 senza reddito di cittadinanza è stato di 256 euro a nucleo e di 161 euro per figlio. «Nel corso del 2022 l’assegno unico e universale ha raggiunto dieci milioni di bambini, con una spesa di 16 miliardi di euro nel 2022», ha aggiunto il commissario straordinario dell’Inps, Micaela Gelera, a margine della presentazione del XXII Rapporto annuale Inps.
Intanto, nei giorni scorsi la Commissione Ue ha inviato al governo italiano la lettera con parere motivato che contesta l’assegno unico per i figli introdotto nel marzo dell’anno scorso. L’invio della missiva comporta un avanzamento della procedura di infrazione aperta a febbraio scorso nei confronti di Roma. Secondo la Commissione «la legislazione viola il diritto dell’Ue in quanto non tratta i cittadini europei in modo equo, il che si qualifica come discriminazione». Più nel dettaglio, Bruxelles ritiene che la prestazione di sostegno violi le norme europee sul coordinamento della sicurezza sociale e sulla libera circolazione dei lavoratori, in quanto permette di accedere al beneficio soltanto a persone che risiedono in Italia da almeno due anni e solo se vivono all’interno della stessa famiglia dei loro figli.
Asili nido
Il governo intende favorire natalità e famiglie con figli anche grazie al potenziamento del bonus asilo nido nel 2024. Introdotto nel 2017, il bonus con cui pagare le rette degli asili nido pubblici e privati è stato più volte modificato e al momento il suo valore cambia a seconda dell’Isee delle famiglie. Nel 2019, evidenziano i dati Istat, le famiglie spendevano per gli asili nido circa 2.200 euro l’anno. Le famiglie con un Isee fino a 25 mila euro possono ottenere oggi un contributo di 3 mila euro l’anno, erogabili in 11 rate con un importo massimo di circa 273 euro. Quelle con un Isee tra i 25 mila e i 40 mila euro hanno accesso a un aiuto pari a 2.500 euro l’anno. Infine, i nuclei con un Isee superiore a 40 mila euro ricevono un bonus pari a 1.500 euro l’anno. Gli aumenti previsti dalla manovra riguarderanno le famiglie che hanno già almeno un figlio under 10 e che ne avranno un altro a partire dal 1° gennaio 2024. Per le famiglie che hanno un Isee inferiore a 25 mila euro il bonus asilo nido aumenterà di 600 euro annui.