Più di 4 milioni di lavoratori italiani senza ammortizzatori sociali. L’allarme arriva dall’Inapp, l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche. «Questi lavoratori non possono essere dimenticati dal sistema e dal mercato del lavoro», così il presidente dell’Inapp, Sebastiano Fadda. Che ha sottolineato la necessità di nuove misure di sostegno «per tutte quelle figure che non godono oggi di alcun paracadute sociale sia al termine di una esperienza lavorativa che durante la ricerca d’occupazione». Restano senza sussidi, in caso di crisi, i lavoratori contingenti, gli occasionali, gli stagionali, quelli che operano su piattaforme digitali, gli anziani rimasti a lungo disoccupati, gli autonomi individuali, gli inoccupati in cerca di lavoro e coloro che hanno terminato l’uso di indennità assicurative. È soprattutto per queste figure lavorative, insiste l’Inapp, che bisogna ripensare i sistemi di protezione sociale.
L’impegno
Una protezione sociale equa, inclusiva e sostenibile estesa a tutte le tipologie di lavoro: questo il principio cardine, in termini di diritti sociali, riconosciuto da diversi anni a livello internazionale. Nella direzione di questo obiettivo va il Pilastro sociale dell’Unione europea del 2017 che stabilisce che i lavoratori dipendenti e, ai sensi di condizioni comparabili, anche quelli autonomi, hanno il diritto a un’adeguata protezione sociale, indipendentemente da tipo e durata dell’impiego. Il principio ha trovato attuazione in una raccomandazione adottata dal G20 del 2019. Lo stesso G20 ha inoltre assunto un impegno comune per promuovere un’adeguata protezione sociale per tutti i lavoratori, grazie alla promozione di una serie di iniziative. L’arrivo del Covid è quindi coinciso con un momento cruciale di riorganizzazione dei sistemi di protezione sociale. Se durante la fase “calda” della pandemia più di 6 milioni di lavoratori italiani hanno beneficiato di integrazioni salariali (per una spesa di 18 miliardi, a cui aggiungere 6 miliardi destinati a 4 milioni di beneficiari di sussidi assistenziali non coperti dal sistema assicurativo) una volta conclusa l’emergenza sanitaria, l’applicazione dell’universalismo differenziato non è stata corretta.
Come sostenuto dall’Organizzazione internazionale del lavoro, infatti, è necessario strutturare un nuovo modello di protezione sociale rivolto ai lavoratori, modello che coinvolga interventi assicurativi e assistenziali, in virtù di un mercato del lavoro che diventa ogni giorno più frammentato e digitalizzato. Solo in questo modo sarà garantito un “salvagente”, in caso di crisi, ai lavoratori non standard e alle altre categorie attualmente meno tutelate.
Il commento
«Dopo la fase pandemica, mentre si è consolidata l’estensione assicurativa, si è persa completamente l’esperienza delle indennità assistenziali – ha affermato Fadda – la fase emergenziale ha inciso solo parzialmente sull’estensione del sistema ordinario, aumentando la copertura dei tradizionali schemi assicurativi ma perdendo completamente i programmi assistenziali in caso di perdita del lavoro per tutti quei soggetti esclusi dalle misure assicurative-contributive». In Spagna e Francia, per esempio, grazie a un articolato sistema di sussidi assistenziali e assicurativi contro la disoccupazione, viene garantito un livello di copertura più alto. Non solo: in Francia sono previsti per i lavoratori poveri un sostegno al reddito, un sostegno per l’assistenza abitativa e un piano di attivazione formativo.