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Addio al reddito di cittadinanza: arriva “Mia”

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Il reddito di cittadinanza cambierà nome, avrà nuovi limiti di importo e una durata circoscritta nel tempo, ma non scomparirà del tutto come in realtà era stato annunciato. In particolare, a perdere il diritto all’assegno sarebbero dovuti essere i cosiddetti occupabili, quindi i percettori in condizione di lavorare, ai quali la legge di Bilancio ha concesso solo sette mesi di sussidio nel 2023 (fino a luglio incluso). Ma la riforma a cui sta lavorando il ministero del Lavoro, che prevede il passaggio dal Rdc alla Mia, Misura di inclusione attiva, in realtà prevede una sorta di salvagente per gli attivabili, anche perché la maggior parte di questi (sono circa 400mila) si concentra nelle regioni del Sud (dove il lavoro si trova meno) e un’interruzione improvvisa del sostegno potrebbe portare a un drastico aumento della povertà e del sommerso. Il salvagente di cui stiamo parlando (l’anticipazione è del Corriere della Sera) altro non è che un nuovo assegno, la Mia appunto, di 375 euro, con una durata di 18 mesi (12+6), richiedibile per una volta sola dopo uno stop di un anno e mezzo dall’ultima erogazione. 

Il nuovo Reddito

Sarà il prossimo decreto Lavoro a riformare il reddito di cittadinanza, dopo la prima stretta operata in legge di Bilancio. Per coloro che non possono lavorare, sempre secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, la Mia prevede un sussidio di 500 euro (per un single) con una durata di 30 mesi (18+12) passati i quali per chiedere di nuovo la prestazione occorrerà uno stop di un mese. Che fine farà il contributo affitto? E l’integrazione dell’assegno unico universale? Ci sono ancora dei punti da chiarire. Di certo lo scopo della riforma è quello di incentivare gli occupabili a entrare nel mondo del lavoro. Ecco perché gli attivabili che riceveranno l’assegno Mia con ogni probabilità dovranno seguire percorsi di formazione ad hoc per non perdere l’aiuto. E chiaramente non potranno permettersi il lusso di respingere eventuali proposte di lavoro. Già con la legge di Bilancio il governo ha azzerato infatti le offerte che i percettori del reddito di cittadinanza possono rifiutare senza dover dire addio alla prestazione. 

La fuga

Intanto l’occupazione in risalita ha contribuito ad alleggerire la platea dei beneficiari del sussidio: si contano circa duecentomila nuclei in meno rispetto a un anno fa. Anche il costo della misura si è abbassato per effetto del bacino di percettori più ristretto. Il reddito di cittadinanza è costato circa 8 miliardi di euro l’anno scorso. Quest’anno la spesa dovrebbe attestarsi attorno ai 6 miliardi di euro. Proprio il costo monstre della misura calata a terra nel 2019 dal primo governo Conte è uno dei fattori che ha spinto l’esecutivo a optare per una stretta, che tuttavia potrebbe rivelarsi meno drastica del previsto.

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